29 gennaio 2007

Qualcuno lo diceva venticinque anni fa

"I partiti non fanno più politica. I partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi." Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata. "

Enrico Berlinguer, 29 luglio 1981

per il testo completo dell'intervista visita questo sito: http://www.metaforum.it/berlinguer/questionemorale.htm

21 gennaio 2007

Più coraggio, compagni!

Nel post precedente, recensendo il libro di Salvi e Villone, si parlava di degrado della politica. E’ una tipica anomalia italiana, non superata con tangentopoli e con mani pulite, anzi diventata sempre più pervasiva e bipartisan. Ma i partiti ne sono consapevoli? E sono capaci di autoriformarsi e di ritornare al loro ruolo costituzionale?
Ho letto in questi giorni il Documento della Conferenza nazionale di Organizzazione del partito della Rifondazione comunista. Fra i temi che vengono affrontati, al primo punto vi è proprio il degrado della politica, che il documento intende affrontare "senza nascondere niente e senza tacere alcunché”.
La crisi della politica e della forma partito –si legge- investe anche noi: referenzialità dei gruppi dirigenti, separatezza dei gruppi istituzionali, burocratismo, centralismo, correntismo, maschilismo, ingessamento del dibattito democratico, personalismi, elementi di inquinamento e dell’affacciarsi di comitati elettorali”.
Più avanti, entrando nel merito delle cose da cambiare, si propongono le seguenti linee d’azione: “Estensione degli spazi di discussione; prevalenza delle decisioni democratiche dentro al partito rispetto alla pratica della separatezza istituzionale; democrazia di genere come costitutiva e, quindi, senza possibilità di deroghe nella formazione dei gruppi dirigenti; vero coinvolgimento delle competenze e delle energie diffuse; obbligatorietà di una alternanza tra impegno nelle istituzioni, lavoro nel partito, impegno nelle organizzazioni di massa; trasparenza delle nomine per la nostra presenza in consigli di amministrazione, enti, rapporti di consulenza, ecc.” per i quali deve anche valere ”l’alternanza e la regola generale che impedisce di cumulare incarichi istituzionali; piena centralità alle strutture di base”.
Idee e proposte condivisibili, seppure ancor timide rispetto alla coscienza collettiva di quel vasto popolo di sinistra che fa fatica a riconoscersi in apparati “separati”, “burocratizzati”, “centralizzati”, “ingessati”, ”inquinati”, ecc. ecc., come si autodefinisce la stessa Rifondazione. Ma ancora solo idee e proposte. “La conferenza di organizzazione”, infatti, “ non ha il potere” di modificare alcunché e tutto è rinviato al Congresso, che, assicurano, “si svolgerà regolarmente alla sua scadenza naturale, ovvero entro la primavera del 2008”.

18 gennaio 2007

Il costo della democrazia

Oltre 196 milioni di euro il rimborso elettorale ai partiti nel 2005, oltre 90 i contributi ai gruppi parlamentari, 167 la retribuzione dei parlamentari, 154 quella dei consiglieri regionali, oltre 200 per gli amministratori locali, quasi 1000 (sempre di milioni di euro) per incarichi e consulenze.
Sono solo alcuni dei dati riportati nell'aureo libretto scritto a quattro mani da Cesare Salvi e Massimo Villone, professori di diritto e senatori della Repubblica. Il costo complessivo di quella che gli autori definiscono "la più grande azienda pubblica italiana: Politica S.p.A.", grazie alla quale il mandato elettivo sta diventando una nuova forma di lavoro dipendente, ammonta a più di tre miliardi di euro.
Ed è solo la punta dell'iceberg. Occorre aggiungere "gli amici degli amici", quasi 300.000 persone, tra collaboratori, consulenti, dirigenti di società miste, vere e proprie "strutture parallele che aprono nuove e feconde prospettive all'uso clientelare del potere". Ed ecco che il costo totale di questo esercito, che i cittadini pagano con le loro tasse senza ricevere alcun beneficio, raddoppia d'incanto.
Il libro non si limita a riportare dei dati, ma analizza le cause di questo degrado della politica, suggerisce rimedi, avanza proposte. Soprattutto "vuole dare un contributo al rinnovamento necessario e chiede che sia protagonista la sinistra", alla quale ricorda, citando Mario Pirani, la "tradizione più che secolare di buona amministrazione caratterizzata dal disinteresse personale degli uomini e delle donne chiamate a rappresentarla" e, aggiungo io, dal sacrificio di alcuni e dall'eroismo di altri.
"Serve, insieme, una riforma delle regole, e una riforma della pratica politica: una nuova intransigenza nei rapporti tra etica e politica che vuol dire anzitutto nuovi comportamenti, una nuova consapevolezza dei rischi che la democrazia corre se non si inverte la rotta". (come non leggere in queste parole l'eco della preoccupazione espressa in anni ormai lontani da Enrico Berlinguer sulla "questione morale" come questione centrale della società e della politica italiana?).
Fare politica deve tornare a significare quella che è la sua ragion d'essere, la ragione dell'antico suo nascere nella storia degli uomini, la sua nobiltà: "far valere le proprie idee e difendere un punto di vista sociale". Solo questo e non altro. Un libro insomma da leggere, da meditare, ma soprattutto da mettere in pratica.

15 gennaio 2007

La Rete del Nuovo Municipio


La Rete del Nuovo Municipio è un’interessante iniziativa avviata da qualche anno in Italia per coordinare ed esaltare le buone pratiche amministrative in atto sul territorio, mettendo insieme amministratori locali, mondo associativo di base e ricercatori, impegnati sulle tematiche della democrazia partecipativa e delle nuove forme di cittadinanza.

Vi aderiscono circa 500 soci, fra cui diverse associazioni, consigli comunali e provinciali, esponenti del mondo accademico ed istituzionale. Ed è appena partita la campagna per l’adesione per il 2007.

Fra gli obiettivi della Rete, nuove pratiche di democrazia partecipativa, le “piccole opere per lo sviluppo locale” con le quali riappropriarsi del proprio territorio, l’economia solidale, la gestione partecipata dei servizi pubblici, la conversione ecologica dell’energia, una campagna per il consumo zero di territorio mediante il riuso, la riqualificazione e il riequilibrio del territorio costruito, un ruolo attivo dei municipi nella politica estera per la pace e contro la povertà, la cooperazione municipalistica decentrata.

Ricco di informazioni sul dibattito in corso, sulle iniziative in corso o programmate, nonché sulle modalità di adesione si possono trovare sul sito dell’associazione http://www.nuovomunicipio.org/, al quale rimando quanti, mi auguro molti, fossero interessati.