29 ottobre 2005

Fisciano e la trasparenza.

A volte sembra che anche in tema di trasparenza (l'accesso ai documenti amministrativi da parte dei cittadini) si voglia costituire Fisciano in repubblica indipendente.
Il Tribunale Amministrativo Regionale, sezione di Salerno, con un'importante sentenza (la puoi leggere qui), è intervenuto tempo fa a bloccare il tentativo del Comune di negare un diritto previsto dalle leggi dello Stato italiano.
L'Amministrazione è stata obbligata a consentire l'accesso agli atti e a rilasciarne copia e nel contempo è stata condannata al pagamento delle spese di giudizio.
Per una volta la giustizia (amministrativa) ha trionfato. Ma quanti cittadini, in una analoga situazione, non hanno la possibilità o la libertà di fare ricorso?
E i primi difensori dei veri diritti dei cittadini tutti non dovrebbero essere i rappresentanti eletti, quelli che Beppe Grillo chiama i nostri dipendenti?

26 ottobre 2005

Palazzo de Falco, progetto da rifare. La Sovrintendenza boccia il Comune

Palazzo de Falco in Fisciano è l'altro edificio storico di proprietà del Comune. Diversi tentativi sono state avviati negli anni per toglierlo dal torpore in cui versa e restituirlo alla fruizione dei cittadini.
Ricordo in particolare, per esserne stato partecipe in qualità di amministratore, la proposta presentata dalla Candid Arts Trust di Londra (vedi qui) per farne un centro culturale, o quella della Fondazione Laboratorio Mediterraneo (clicca qui e poi va a pagina 2) per la valorizzazione delle erbe officinali. Anche la facoltà di Farmacia dell'Università di Salerno manifestò il suo vivo interesse. Come che sia, entrambi questi progetti non sono andati avanti. Nel frattempo (19 giugno 1999) veniva siglato il protocollo d'intesa del Patto territoriale dell'Irno e dei Picentini (per saperne di più vedi qui) che, a iter concluso, avrebbe stanziato circa un milione di euro per il recupero e la valorizzazione, affidando al Comune di Fisciano la progettazione.

Quanto sopra è solo la premessa, e vi chiedo scusa se a volte sono lungo.
La notizia è un'altra. Non so se avete notato che i lavori sono a tutt'oggi sospesi. E' il motivo della sospensione dei lavori è di quanto più stupefacente possa esserci. Il Comune ha "dimenticato" di chiedere il parere della Sovrintendenza, parere obbligatorio per legge. E visto che Fisciano non è ancora riconosciuta come repubblica indipendente, la Sovrintendenza, venuta a conoscenza della cosa, ha intimato la sospensione dei lavori e la redazione di un nuovo progetto, ritenendo il precedente non adeguato al valore e all'importanza del Palazzo.
E così si allungano i tempi, lievitano i costi e si fa anche una pessima figura.

23 ottobre 2005

Palazzo Barra. Aggiornamento

Danneggiato dal terremoto del 1980, Palazzo Barra, acquisito al patrimonio comunale, rimane per circa quindici anni esclusivamente argomento di discussione "accademica" e di polemiche politiche.
Nel 1994, ad opera dell'arch. Maria Grazia Vitale, abbiamo il primo rilievo grafico al fine del restauro e della rifunzionalizzazione dello stabile.
Nel 1997, l'Amministrazione Comunale elabora un progetto per il recupero del Palazzo, che, fatto proprio dalla Provincia, accede a un primo finanziamento per i lavori di adeguamento strutturale, che sono stati recentemente eseguiti.
Nel 1999, si profila la possibilità che sia l'Università a farsi carico del recupero e della rifunzionalizzazione. La proposta, anche su richiesta dell'associazione Officinamemoriae, viene presentata e discussa dall'Amministrazione Comunale in una pubblica assemblea, alla presenza dell'allora vicepresidente della Provincia, Gerardo Giordano. Si stabilì successivamente, nelle sedi ufficiali, con generale consenso di Comune, Università, Provincia, Sovrintendenza, Associazione citata, di attenersi alle seguenti direttive: recupero integrale delle facciate, comodato d'uso gratuito all'Università per 25 anni, realizzazione al piano terra di spazi ad uso collettivo gestiti dal Comune, coinvolgimento informato della cittadinanza nelle fasi della realizzazione.
Nel 2001, con la nuova Amministrazione, viene stipulato un protocollo d'intesa tra Comune, Università e Provincia con il quale l'edificio viene ceduto in comodato d'uso gratuito per 99 anni, le modalità di utilizzazione e di gestione del piano terra vengono rinviate a un successivo accordo, il Comune si impegna a trasferire all'Università, oltre il palazzo, eventuali altri finanziamenti che dovesse nel frattempo ottenere.
Nel 2004, la Regione Campania sottoscrive a sua volta un protocollo d'intesa e lo ratifica con la deliberazione n. 2008 (si veda BURC n 60 del 13 dicembre 2004).
Nel 2005, infine, lo scorso 29 settembre, il consiglio di amministrazione dell'università approva il progetto esecutivo dell'intervento.
E' troppo chiedere che adesso si torni a informare e a coinvolgere la cittadinanza, come pure tutti avevamo detto di voler fare?

20 ottobre 2005

Palazzo Barra. Una storia inedita

Riporto oggi un mio articolo pubblicato nel 1994 sul periodico "La Rinascita della Valle". Riguarda la storia di palazzo Barra in Lancusi, ritornato d'attualità coi lavori di recupero a cura dell'Università che dovrebbero iniziare a breve. Il disegno a fianco riprodotto è di Giovanni Sica.

Palazzo Barra: Una storia inedita

Estratto da: "LA RINASCITA DELLA VALLE" Anno II – N° 5 - Maggio 1994

E' noto a tutti - autorevoli studi lo hanno documentato - che il pa­lazzo Barra, ubicato al centro di Lancusi, fu sede di una importan­te fabbrica d'armi dipendente dal Ministro della Guerra borbonico e attiva nella prima metà del secolo scorso. Non di questo allora occorre parlare, ma di una storia più antica, la quale, benchè tuttora sco­nosciuta, riposa in vecchi libri in­gialliti e in polverosi documenti cartacei, in attesa paziente che qualche laureando, incoraggiato magari dall'Università e dall'ente locale, la riporti in vita, dandole spessore scientifico e facendola di­ventare patrimonio di tutti. Nel frattempo, rileggiamone insieme qualche frammento
Nel dizionario geografico del Giustiniani (1806) troviamo due informazioni interessanti dalle quali possiamo partire: 1) Il casale di Lancusi, pur essendo unito allo Stato di San Severino, formava una baronia separata, vale a dire un feudo a sé stante; 2) In detto casale era nato Giovanni Caracciolo, pa­dre dell' allora principe di Avellino. Si può concludere che i Caracciolo erano feudatari "an­che" di Lancusi? Procediamo con ulteriori riscontri. Nella Storia di Avellino dello Scandone leggia­mo: "Il principe Giovanni, secondogenito, nacque a Lancusi il 4 sett. 1741. Pervenne al princi­pato per espressa volontà del fra­tello maggiore, che, privo di eredi maschi, desidera va che titoli e beni fossero conservati da casa Caracciolo" (p. 119). E, poco so­pra, alle pagine 111 e 112, a propo­sito del nonno di Giovanni, Fran­cesco Marino II, si afferma che costui nel 1723, di ritorno dalla corte di Vienna, "ordinò che si celebrassero feste grandiose, ad­dirittura sbalorditive nei vari cen­tri dei suoi feudi, come a Lancusi, ove preferiva dimorare talora nel suo splendido palazzo; in Lancusi fece erigere un albero della cucca­gna, coronato da molti commesti­bili, e costruire delle fontane che davano getti di vino".
Ma chi ci dice che il palazzo di cui parla lo Scandone sia poi pro­prio quello di cui ci stiamo interes­sando? Altre notizie vengono a con­fermarci in questa ipotesi. La pri­ma la ricaviamo da un incartamento conservato presso l'archi­vio di Stato di Napoli, Sezione Militare, e risalente al 1856, nel quale, a proposito di una vertenza di confine sorta tra la direzione della fabbrica e il proprietario di un vicino caseggiato, si parla del­l'esistenza di “una saletta d'in­gresso secondario all' epoca che il fabbricato si apparteneva al Prin­cipe di Avellino i cui ruderi furo­no abbattuti nella esecuzione del­le generali riduzioni praticate allo stabilimento nel 1853". La secon­da dal Catasto del 1756 che nel volume relativo a Lancusi registra la presenza di un artigiano con la sua bottega in un "1oca1e terraneo" che dava sulla pubblica piazza e che era parte del palazzo di pro­prietà della stessa famiglia Caracciolo.
Confortati da questi dati inequivocabili, procediamo a ri­troso tra i vari fondi archivistici dove venivano registrati intesta­zione e passaggi di feudi da un possessore all’altro. E' possibile così risalire fino a Camillo Caracciolo che, già intestatario del feudo di Sanseverino dal 1596, il 7 marzo 1608 acquista per 11.100 ducati dal consigliere Scipione De Curte il "casale Lancusiorum cum eius castro fortellitiis, vaxallis, introitibus, iuribus, iurisditioni­bus". Il De Curte era forse un bor­ghese che, nell'incipiente crisi del XVII secolo, tentava qualche affa­re vendendo e comprando beni feudali, o, più probabilmente, già agiva per conto dei principi di Avellino, interessati a espandere i propri domini su terreni adatti alla produzione di grano. Infatti, solo quattro anni prima, il 7 aprile 1604, aveva acquistato da Ettore De Ruggerio, esponente della nobiltà salernitana, per 11.000 ducati, il medesimo “casale Lancusiorum cum eius castro ecc.", vale a dire col suo palazzo fortificato, le sue rendite e i connessi diritti feudali. Non furono facili i primi rapporti fra gli abitanti di Lancusi e i nuovi signori, intenzionati ad evocare a sé parte del demanio regio, fino ad allora destinato ad usi civici.
Presso la Regia Camera della Sommaria, gli "eletti" del casale, rap­presentati da Franciscus Antonius Clara (negli atti ufficiali si usava ancora il latino), citarono il princi­pe, chiedendo la restituzione del­le loro terre, ma furono costretti a riscattarle pagandone il prezzo ri­chiesto dal Caracciolo (1609). Era­no anni in cui la potenza del baronaggio meridionale non ave­va più freni. Il governo spagnolo, nel suo disperato bisogno di de­naro, si appoggiava al gruppo so­ciale più forte e compatto, ne am­pliava i poteri e ne veniva spesso fortemente ricattato.
Ma è tempo di riprendere il nostro cammino, per una brevis­sima sosta alle ultime tappe. I De Ruggiero sono regolarmente regi­strati come feudatari del casale per tutto il XVI secolo: la più anti­ca attestazione dell' esistenza del palazzo è del 1596, quando il "ca­stello delli Lancusi" passa in suc­cessione ereditaria da Geronimo al figlio Ettore; la più antica atte­stazione del casale come possesso feudale è invece del20 aprile 1515, allorchè viene registrato il suo passaggio da Felice de Ruggiero al figlio Giovanni.
Proviamo a trarre qualche con­clusione, sperando di essere riu­sciti a riportare le notizie in nostro possesso nel modo meno confuso possibile. Il casale di Lancusi ha una sua storia autonoma che ap­pare abbastanza lineare, 'a partire almeno dal 1500. Baronia separata dello Stato di Sanseverino, non ha seguito le sorti di quel feudo, al­meno fino al 1608: per tutto il XVI secolo, infatti, mentre Sanseverino, come è noto, passava, attraverso vicende burrascose, dai Sanseverino al Gonzaga, ai Carafa, ai Caracciolo, Lancusi restava tran­quillo feudo dei De Ruggiero. Acquistato, come si è visto, an­ch'esso da Camillo Caracciolo, conservava una sua identità giuri­dica autonoma pur nella nuova situazione. E il "Palazzo", dal qua­le siamo partiti per questo excursus, rivela la sua vera antica natura: si tratta, come del resto già lascia intuire la sua particolare struttura architettonica, di un palazzo signorile, costruito, alme­no nella sua forma primitiva, nel corso del XVI secolo. ,
A noi, cittadini di oggi, il com­pito di conservare un così illustre monumento-documento, salvan­dolo dall' irresponsabile abbando­no in cui versa per l'affievolirsi della memoria e per l'incuria di molti.

18 ottobre 2005

Effetto Mastella e altri effetti...

Parlavo ieri di effetto Mastella a Salerno. Niente in confronto di quanto, come si apprende dai giornali di oggi, è successo a Ceppaloni. In quel paesino del Beneventano (2.765 elettori) è andato a votare ben il 41% (quattro volte la media nazionale!...) e l'on. Mastella ha raggiunto l'84% delle preferenze, confinando Prodi al 6% come Bertinotti. "Tra me e il Sannio questione di feeling", ha dichiarato il sindaco di Ceppaloni che è risultato primo in tutta la provincia di Benevento.

Da Ceppaloni a Nusco, ridente paesino dell'Avellinese, con poco più di quattromila abitanti. Anche a Nusco voto "bulgaro". Vota il 31% e qui è ovviamente Prodi a ottenere il 94%.

Piccole note di folklore locale, che non scalfiscono certo il valore della straordinaria e libera partecipazione del popolo dell'Unione, ma che testimoniano come nel Sud riaffiorino qua e là i residui di un modo ancestrale di fare politica.

Sempre ieri, notavo come il risultato registrato nella Valle dell'Irno fosse omogeneo al dato nazionale. E' sostanzialmente vero, salvo marginali insignificanti deviazioni, che sono da rapportare al modello politico di cui sopra.
E' potuto capitare così che presenze di consiglieri comunali o di assessori abbiano fatto lievitare di qualche decina di voti un determinato candidato solo nella "zona" di loro stretta "competenza": vedi Mastella a Fisciano o Di Pietro e Pecoraro a Baronissi.
Oppure che Calvanico fosse il paese con il record di partecipazione (16%) e di voti a Prodi.
O infine che a Fisciano si registrasse una partecipazione un pochino più alta di quella dei comuni limitrofi (11,8%, ). Ma qui la cosa si spiega con la "sindrome di fine mandato", che ha portato qualcuno a vivere le primarie quasi come una prova generale delle elezioni amministrative e a identificare il destino di Prodi col proprio destino. Ma a Fisciano non abita Romano Prodi. E neppure un suo sosia.

17 ottobre 2005


Un milione, due, tre...
Ora sappiamo che abbiamo votato in 4.311.149 (più del 9% dell'intero corpo elettorale), realizzando il più grande esperimento di democrazia diretta: una percentuale doppia di quella delle primarie americane che pure vantano una antica e consolidata tradizione; il quadruplo di tutti gli iscritti ai partiti dell'Unione; un messaggio chiaro a quanti temevano le primarie e a quanti non le volevano (anche fra i dirigenti dei partiti dell'Unione).

E in 3.182.686 (74,1%) abbiamo individuato in Romano Prodi il leader autorevole "per la prima volta investito dalla volontà degli elettori e non più soltanto cooptato dalla volontà degli eletti" (Massimo Giannini su Repubblica di oggi).

Il risultato è sostanzialmente omogeneo nell'intero paese. Nella provincia di Salerno 69.937 votanti, 8,2%, con Prodi però solo al 56% a causa dell'effetto Mastella (insignificante nel resto d'Italia) che arriva al 21,2%.
Simile l'esito anche nella Valle dell'Irno (ma senza l'effetto Mastella...), dove la partecipazione al voto va dal 5,8% di Pellezzano al 16,2 di Calvanico e le preferenze per Prodi dal 60% di Baronissi al 91,4% di Calvanico.

Tassazione delle rendite finanziarie, lotta senza quartiere all'evasione fiscale, election day il nove aprile: di questo e d'altro parlerà il Professore questa sera a Porta a Porta.

16 ottobre 2005

Come ha votato la Valle dell'Irno

FISCIANO 1143 votanti.
Prodi 890
Mastella 98
Bertinotti 80
Pecoraro 30
Di Pietro 23
Panzino 7
Scalfarotto 3

BARONISSI 832 votanti
Prodi 499
Bertinotti 146
Di Pietro 97
Pecoraro 71
Mastella 15
Scalfarotto 4
Panzino 0

PELLEZZANO 466 votanti
Prodi 366
Bertinotti 61
Pecoraro 20
Mastella 7
Di Pietro 6
Panzino 4
Scalfarotto 1

CALVANICO 175 votanti
Prodi 160
Bertinotti 9
Panzino 4
Pecoraro 2
Di Pietro 0
Scalfarotto 0
Mastella 0

Primarie. Anche la Valle dell'Irno in massa al voto.

L'affluenza al voto in Italia ha già superato ogni più ottimistica previsione. Alle 13 avevano votato 1 milione e 280 mila elettori. E la Valle dell'Irno non sembra da meno. Alle 17 i dati erano i seguenti:
  • 600 votanti a Mercato s. Severino
  • 500 a Fisciano
  • 400 a Baronissi

Numeri destinati ad aumentare ancora, visto che si vota fino alle 22 e si registrano code in quasi tutti i seggi.

Appena i risultati saranno resi noti, aggiorneremo questo sito.

10 ottobre 2005

Dove si può votare domenica 16 per le primarie de l'Unione

E' stata finalmente resa pubblica l' ubicazione dei seggi in provincia di Salerno.
Nei comuni della Valle dell'Irno per le primarie di domenica 16 ci si dovrà recare:
Mercato S. Severino (sezioni 1-9) presso Lyons Via Rimembranza.
Mercato S. Severino (sezioni 10-18) presso Centro Sociale.
Baronissi (sezioni 1,2 3, 11, 12, 13, 14, 15, 16) a Corso Garibaldi, n. 55.
Baronissi (sezioni 4-10) presso Palairno Sava.
Pellezzano (tutte le sezioni) presso Sede Distaccata Casa Comunale-Auditorium Coperchia
Fisciano (tutte le sezioni) presso la Sala per le riunioni della Scuola Elementare Via De Caro n. 2, Lancusi.
Calvanico (tutte le sezioni) presso la casa Comunale.

07 ottobre 2005

ww3.atlanteitaliano.it


Oggi vi segnalo un sito che trovo particolarmente interessante: http://ww3.atlanteitaliano.it.

L'ho già segnalato il 21 settembre scorso, ma mi ripeto più diffusamente per due ragioni.
  • Si tratta del Portale Nazionale che permette la visualizzazione a scala 1/25.000 dell'intero territorio italiano sia mediante cartografia dell'Istituto Geografico Militare sia mediante immagini a colori acquisite da volo aereo, a seguito dell'accordo Stato- Regioni del 12 ottobre 2000.
  • Da qualche tempo, su detto Portale, è stato attivato il progetto "La vostra casa è a rischio di frana o alluvione?": sulle carte o immagini visualizzate vengono spalmate una macchia di colore rosso e una di colore blu che individuano distintamente le zone di rischio. Quando sarete sul sito, basterà cliccare sull'immagine riprodotta qui a destra; sulla pagina che si aprirà scrivere il nome del Comune che vi interessa (es. Fisciano), e poi scegliere la località (es. Gaiano) o inserire un toponimo (es. Migliano). Quello che vedrete, vi assicuro, è stupefacente.

Come si legge nella pagina di benvenuto, "tale iniziativa ha l'obiettivo strategico di promuovere e diffondere l'utilizzo dei Sistemi Informativi Territoriali, di rendere le informazioni di carattere ambientale e territoriale disponibili ad un pubblico vasto anche di non addetti ai lavori, tenendo in considerazione i progetti e le attività attualmente in corso a livello Nazionale ed Europeo." Insomma la conoscenza, la difesa e la gestione del proprio territorio, sottratte all'esclusiva proprietà degli "addetti ai lavori", non sempre disinteressati, e divenute, come è giusto che sia, un grande patrimonio democratico.

Se il portale non dovesse funzionare, non disperate. E' un po' "intermittente", ma dopo qualche ora o al massimo qualche giorno, ritorna a posto.

E ricordate che, alla prima visità, vi chiederà qualche procedura particolare per farvi entrare. Assecondatelo, che ne sarete ripagati in abbondanza.



"Per avere diritto al voto..."

"Per avere diritto al voto bisognerebbe avere diritto a sapere dove andare a votare. Se non si conosce l'ubicazione del proprio seggio è da escludere la possibilità che poi si voti. Oggi la quasi totalità degli
elettori del centrosinistra non conosce l'indirizzo del proprio seggio, e
la stragrande maggioranza di loro non ha la possibilità di conoscerla.
I più fortunati - pochi assai - sanno che esiste un sito internet ("www.unioneweb. it") che dà delle informazioni sul voto. Se però andate su questo sito, e con un po' di fortuna riuscite ad entrare nel luogo dove si dovrebbero trovare gli indirizzi dei seggi,sarete chiamati a cliccare sul nome della provincia dove abitate. Però non è detto che troviate il nome della vostra provincia perché, ancora ieri sera, sul sito non erano state inserite neanche 50 province su più di 110. E poi, come si sa, ogni provincia è formata da centinaia di Comuni, e di questi comuni, capoluoghi a parte, ne troverete pochissimi. Qual è la conseguenza di tutto ciò? Che il cittadino comune non potrà votare.
Andranno a votare solo i militanti organizzati dai partiti che- soprattutto in alcune regioni - saranno in grado di conoscere i seggi
attraverso le informazioni che forniscono gli apparati.
Allora che fare? Mancano 10 giorni: proviamo a rimuovere queste
anomalie, in modo da restituire alle primarie il loro valore politico,
di consultazione di massa, di esaltazione della partecipazione alla
politica. Se non ci riusciamo, le primarie avranno un risultato opposto a quello che chi le ha volute - ci sembra di capire - si augurava.
"

Piero Sansonetti, da Liberazione di giovedì 6 ottobre.

05 ottobre 2005

Primarie dell'Unione. I seggi di Salerno e della Valle dell'Irno

E' stata ufficializzata da poche ore la
distribuzione dei seggi nei comuni della provincia di Salerno per l'elezione primaria del candidato premier dell'Unione.

14 saranno i seggi a Salerno città, 2 a Mercato S. Severino, 2 a Baronissi, 1 ciascuno a Fisciano, Pellezzano e Calvanico.

Si potrà votare dalle ore 8,00 alle ore 22,oo di domenica 16 ottobre.

Potrà partecipare al voto qualsiasi cittadina e qualsiasi cittadino presentandosi al seggio munito della tessera elettorale e di un documento di identità e prima del voto sarà necessario sottoscrivere il Progetto dell’UNIONE e versare un contributo di almeno 1 euro.

Potranno inoltre votare anche i giovani che compiranno i 18 anni entro il 13 maggio del 2006. Allo stesso modo potranno potranno partecipare al voto anche gli studenti e i lavoratori fuori sede, ed i cittadini stranieri che da almeno 3 anni lavorino e risiedano in Italia. In questi casi sarà necessario iscriversi alle liste elettorali entro il 12 ottobre presso i Comitati territoriali istituiti in ogni provincia.

Appena sarà stata ufficializzata, anche l'ubicazione dei seggi verra pubblicizzata su queste pagine.

Qui sotto un fac-simile della scheda.

01 ottobre 2005

Università. L'arboreto dell'Appennino Meridionale.

Oggi ho preso parte a una visita guidata dell'arboreto all'Osservatorio dell'Appennino Meridionale nel campus universitario.

L'iniziativa era un momento della festa della montagna che si tiene in questi giorni a Fisciano, anzi sicuramente il momento più interessante.

L'osservatorio, nato dalla collaborazione tra Regione, Università e Comunità montana, ha sede nella casa colonica ristrutturata che si vede nell'immagine. Già da solo, questo fatto rende istruttiva una visita, dal momento che nel territorio circostante le case coloniche sono praticamente scomparse.

Ma l'aspetto più interessante è stato appunto l'arboreto, eccezionale raccolta di piante arboree e arbustive e di piante officinali e aromatiche tipiche dell'Appennino. Il prof. De Feo ha illustrato la valenza ambientale, culturale, scientifica ed economica di decine e decine di specie vegetali un tempo comuni. Un'oasi naturalistica all'interno del campus, un modello da imitare per il recupero del territorio, un serbatoio di idee anche per impiantare produzioni agro forestali.

Erano presenti rappresentanti della Regione Campania e dell'Università.

Erano assenti gli amministratori della Comunità Montana organizzatrice e del Comune ospitante, Fisciano. Non faccio una questione di galateo. Il fatto è che, dalla lezione, soprattutto loro avrebbero avuto qualcosa da imparare.